Dietro il bancone
DIETRO IL BANCONE 1
LUI Resistenza fisica e capacità di mantenere un sorriso
Mi chiamo Andrea (nome di fantasia) e in passato ho lavorato come cameriere in un ristorante piuttosto frequentato, che serviva fino a duecento persone ogni sera.
La mia giornata lavorativa iniziava molto presto, subito mi dedicavo alla preparazione delle sale per accogliere i primi clienti. Questo includeva organizzare i tavoli, verificare le scorte e coordinarmi con i miei colleghi su quale sala gestire e quali ruoli ciascuno di noi avrebbe dovuto ricoprire durante il servizio.
Il mestiere di cameriere è molto più complesso e sfaccettato di quanto si possa pensare: non si limita al semplice portare piatti e prendere ordini, ma è una vera e propria forma d’arte che richiede grande precisione, notevole resistenza fisica e la capacità di mantenere un sorriso, anche quando si è stanchi o stressati.
Durante il servizio, mi occupavo di accogliere i clienti, prendere gli ordini, rispondere a eventuali domande sui piatti e gestire le loro aspettative. Oltre a queste attività, che erano già di per sé impegnative, spesso mi trovavo a dover svolgere lavori fisicamente più pesanti, compiti generalmente assegnati a noi uomini, come spostare mobili, trasportare grandi quantità di stoviglie o gestire ingombranti rifornimenti di cibo e bevande. Questi compiti aggiuntivi erano tanto estenuanti quanto sottovalutati, e contribuivano a rendere il lavoro ancora più complicato e difficile.
DIETRO IL BANCONE 2
LEI Slalom tra le battute e ricordati di sorridere…
Per me il lavoro inizia alle 5. Arrivo, saluto i colleghi, incomincio a spazzare, lavare e apparecchiare la sala. Accenno un sorriso. Arrivano i clienti. Saluto sorridendo, li accompagno al tavolo, gli porgo i menù, torno, prendo l’ordine. Sorrido e porto il pane, prendo i piatti dalla cucina e li porto ai tavoli. Sempre il solito lavoro. Arriva una tavolata di una trentina di persone, stanno chiacchierando e festeggiando, la mia presenza non viene calcolata, allora prendo un sospiro, alzo il tono di voce e… «Buona sera signori, la bionda media per chi è?». Qualcuno si accorge della mia presenza e riesco finalmente a servire le bibite. Sbuffo per la stanchezza, un signore mi ricorda di sorridere, visto che sono felice e giovane, io penso a tutta la mia felicità in quel momento ma fingo un sorriso per compiacerlo.
Arriva un gruppo di uomini sulla mezza età, li accolgo e li porto al tavolo ma loro insistono per essere posizionati in mezzo alla sala, li accontento e apparecchiando mi metto tra un signore e l’altro per mettere le posate, uno degli uomini dice «Meno male che ci sono ancora delle belle ragazzine che ci sopportano», appoggiando la sua mano sul mio fianco. Tiro un sospiro, sposto la sua mano e sorrido, disgustata. Sparecchio gli altri tavoli, porto i piatti a lavare, pulisco e spazzo per terra. Ormai è tardi, c’è soltanto più un tavolo. Abbiamo già spento quasi tutte le luci, finalmente mi chiamano per portargli il conto, i signori abbastanza sbronzi scherzano dicendo che posso andare a spegnere anche l’ultima luce e unirmi a loro. Non mi sforzo neanche di sorridere e vado a prendergli il conto.